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Senza scuola non so stare – Intervista ad una studentessa ed una insegnante

In questi mesi la scuola è stata al centro di un acceso dibattito come non succedeva da anni. La chiusura delle strutture, causa covid-19, e la conseguente prosecuzione della didattica a distanza hanno mostrato ancora più evidentemente le problematiche che da anni affliggono il sistema scolastico e la precarietà delle misure che sono state prese durante l’emergenza. Abbiamo intervistato una studentessa e una professoressa per farci raccontare della loro esperienza lontano dai banchi di scuola e delle aspettative future.  

Studentessa

Come hai reagito alla notizia che non saresti tornata a scuola fino alla fine dell’anno?

Frequento il 5° anno del liceo classico.

Questo è anche il tuo ultimo anno di scuola, cosa pensi dell’organizzazione che è stata decisa per la maturità?

Inizialmente non mi sono resa conto di che cosa significasse non poter più tornare in classe. Verso l’ultimo periodo con la preparazione dell’esame e le lezioni per salutare i professori ho compreso come una realtà che mi è sempre sembrata una parte di me è finita e non avrò la possibilità di salutarla.

Credi che la transizione dalla didattica in presenza alla didattica a distanza sia stata gestita bene? Come è cambiato il tuo approccio allo studio? Che difficoltà hai incontrato?

L’organizzazione degli ultimi mesi scolastici è stata allo sbando. A fine aprile la ministra Azzolina pensava ancora di poter far tornare gli studenti a scuola il 18 maggio e questo fa capire come non si rendesse realmente conto cosa volesse dire questa manovra. Riguardo all’esame avrei preferito venisse annullato perché secondo me non tiene conto di molte situazioni complicate che gli studenti si sono trovati a dover affrontare, a partire dai problemi tecnici fino a quelli familiari. Molti studenti si sono sentiti ignorati e non ascoltati. Alla fine dobbiamo affrontare un esame durissimo nel quale gli studenti non potranno portare argomenti a loro piacimento ma saranno completamente nelle mani dei professori che decidono dall’elaborato fino allo spunto per le domande.

In questi mesi si è molto parlato di un cambiamento necessario al sistema dell’istruzione che prenda in considerazione la possibilità di utilizzare la didattica a distanza come alternativa alla didattica in presenza per fronteggiare situazioni di distanziamento come quella che abbiamo appena vissuto. Pensi che la didattica a distanza possa sostituire la didattica in presenza?

Per quanto riguarda la mia situazione sono riuscita abbastanza ad organizzarmi con i computer ed i dati del telefono e i professori hanno continuato a fare lezioni (anche perché siamo all’ultimo anno quindi non ci hanno abbandonato). La transizione alla DAD non è stata immediata, come era da aspettarsi, ma alla fine sono arrivate tutele che hanno permesso allo studente a non stare a guardare lo schermo per 6 ore di fila. Lo studio è stato molto più complicato da affrontare perché necessitava di uno sforzo maggiore e di un’attenzione che in un periodo storico come questo non sono riuscita a garantire. Ritengo che la lezione in classe non può essere per niente comparata alla lezione online e spero che gli stessi studenti possano tornare in classe prima possibile.

Pensi che la voce e le richieste degli studenti e delle studentesse vengano prese in considerazione da chi ha la possibilità di poter modificare l’organizzazione del sistema scolastico?

Le voci degli studenti non venivano considerate in precedenza e con la pandemia la situazione non è cambiata.

Cosa ti è mancato di più in questi mesi di chiusura delle scuole?

Riguardo all’ambiente scolastico mi è mancato più che altro il confronto con l’altro, anche perché questo mi permetteva di comprendere quali fossero le conoscenze effettive che avevo acquisito. Naturalmente anche tutto il gruppo classe e quelle abitudini consolidate che mi permettevano di affrontare le lezioni con serenità.

Insegnante

In che scuola lavori?

Insegno storia e mi occupo di progetti in un istituto tecnico e professionale

Come hai reagito alla notizia che non saresti tornata/o a lavoro fino alla fine dell’anno?

Non c’è stata una vera e propria notizia, piuttosto una presa di coscienza graduale del fatto che la chiusura delle scuole si sarebbe prolungata ad oltranza. Naturalmente ho appreso la notizia con tristezza e rassegnazione

Per quanto riguarda la didattica a distanza, ti sei organizzata/o autonomamente o hai seguito delle direttive che l’istituto in cui lavori ha delineato? Che tipo di software o altri supporti hai utilizzato? Hai lavorato più o meno rispetto a prima della chiusura delle scuole?

Il mio istituto ha dato direttive molto tardivamente, e quando le ha date erano (per caso) in linea con quanto avevo già intrapreso: didattica sincrona a orari regolari e assegnazione di elaborati scritti con tempi lunghi. La mia scuola aveva già la G Suite prima dell’epidemia, per cui molti docenti (tra cui io) utilizzavano già classroom e lì abbiamo continuato. Il mio carico di lavoro è rimasto simile a quello precedente, anche se forse lo stress è di tipo diverso.

I tuoi alunni/e hanno seguito attivamente i lavori e le lezioni che hai svolto a distanza? Si sono verificati casi di assenze o di impossibilità nel poter seguire questo tipo di didattica?

 I casi di impossibilità sono stati per assenza di device o di connessione internet. A questo, seppur non nell’immediato, le scuole hanno rimediato distribuendo tablet, alcuni dotati di sim con connessione. Ritengo però che “impossibilità” sia un concetto con molte sfumature, che comprendono il tipo di ambiente domestico in cui si vive (e per due mesi s’è vissuto h24), l’ambiente famigliare, l’essere più o meno sensibili all'”effetto traino” che deriva dall’essere inseriti in un gruppo classe… Sicuramente la didattica a  distanza acuisce le diverse possibilità /impossibilità dovute ai contesti di provenienza, poiché viene meno quel tempo di uguaglianza in cui gli studenti sono inseriti in una struttura uguale per tutti con regole uguali per tutti

Quali sono le tue considerazioni rispetto ad una ripresa del nuovo anno scolastico continuando con la didattica a distanza oppure con la possibilità di una soluzione ibrida tra DAD e lezioni in presenza?   

Per fortuna l’ipotesi di una ripresa dell’anno scolastico in modalità DAD sembra scongiurata in questo momento: abbiamo bisogno di riprendere un contatto diretto con gli alunni, specialmente con quelli più “fragili”. Rispetto a una modalità ibrida, sicuramente non è didatticamente efficace (oltre che non sostenibile tecnologicamente) immaginare metà studenti in classe e metà studenti in modalità videoconferenza, perché questo renderebbe le lezioni estremamente frontali: era questa la prima ipotesi della ministra, per fortuna poi accantonata.  Spero quindi che si troverà una modalità ibrida che tenga insieme le ragioni della sicurezza sanitaria, le esigenze organizzative delle famiglie, i diritti dei lavoratori della scuola e, non da ultimo, le esigenze didattiche.

Riguardo ai tuoi diritti come lavoratrice/ore, pensi di essere tutelata/o lavorando da casa?                                                                                                    

Il lavoro del docente è già normalmente scisso tra un tempo fuori casa e una parte di lavoro a casa; questi due mesi di lockdown hanno fatto sperimentare forme di riunioni via meet che forse proseguiranno comunque e che certo hanno delle opportunità, ad esempio le riunioni di commissioni possono diventare più frequenti e agevoli. Il rischio (che però, ribadisco, esisteva anche prima) è che avendo la mail di lavoro sul proprio cellulare il flusso di comunicazioni diventi incessante, e che nelle comunicazioni con i colleghi, tramite whatsapp o mail, formale e informale, lavorativo e di svago si mescolino e scivolino da un polo all’altro di continuo.